EDITORIALE
Sono
veramente tanti, tra chi è già venuto in possesso dei miei due CD, a chiedermi se e quando ci sarà un nuovo lavoro
discografico, un po’ esoterico, come quello testé pubblicato.
NO, non ci sarà,
a
parte quello dedicato alla cultura musicale sarda (Sardinia Simphony), di cui si è fatto cenno in un precedente numero del notiziario "Informazioni MUSICALI". Non ci sarà, per motivi diversi.
Quando
un’opera artistica ottiene dal suo stesso autore valutazioni oltremodo favorevoli, come
nel caso dei due concerti Fisarmonica sola e Fisarmonica e orchestra, è segno che
egli ha raggiunto l’apice desiderato. Se poi tale status apicale è stato conseguito
attraverso una fase di tensione altissima, durata addirittura dodici anni, è
normale che in lui subentri una fase di rilassamento, anche dal punto di vista fisico.
Più
in generale, l’optimum conseguito, e gli obiettivi prevalentemente culturali
che quest’opera si prefigge, la rendono unica, oltremodo riservata, e
pertanto restia ad iterazioni parallele.
Un’espressione
artistica di tale fatta, poi, si porta con sé anche valutazioni che trascendono
da considerazioni d’ordine materiale, contemplando invece una sorta di sentimento
idealistico, veicolo di un pensiero musicale
che, nell’astratto dei suoni, con specifico riferimento al mondo della
fisarmonica, vuole essere un messaggio nuovo e propositivo al tempo stesso. Trattasi
di un impegno culturale profondo, difficile
da proporre ancora, per opera del sottoscritto.
Chi
non ricorda, a proposito d’irripetibilità,
gli straordinari film di Don Cammillo,
tratti dall’omonimo romanzo di Giovanni Guareschi e magistralmente interpretati
da Fernadel e Gino Cervi?
Un
solo tentativo di reiterazione è stato fatto, dove la parte di don Camillo fu
affidata, se mal non ricordo, al pur bravissimo Terence Hill e quella di Peppone ad un altrettanto
eccellente attore francese. Ebbene, il risultato fu un insuccesso clamoroso e
nessun altro regista, che si sappia, ha poi osato proporne altre versioni, a testimonianza
ulteriore che certe cose, soprattutto in arte, riescono una sola volta.
Per
questi ed altri motivi ancora, perciò, anche i due concerti Fisarmonica
sola e Fisarmonica e orchestra di Salvatore Pili, checché ne possano
pensare o dire gli schizzinosi, devono restare unici.
Ho
ascoltato, come è facile immaginare, centinaia di volte ogni brano del
programma, sia quelli riguardanti la sola fisa o la fisa e orchestra, e ogni
volta sono stato pervaso da un’onda emotiva di straordinaria intensità, tanto
da chiedermi: “Com’è possibile che un
compositore abbia potuto ideare e scrivere cose così belle?”
Anche
oggi, nella sintesi discografica ufficiale (i brani registrati in fase di
lavorazione sono stati molti di più) ogni ascolto del disco è per me motivo di profonda
spiritualità, un godimento iterativo dinamico, emotivamente sempre diverso.
Di
là di possibili sentimentalismi di parte, un lavoro musicale che susciti sì
profonde emozioni, è anche espressione di unicità,
prescindendo dal fatto che possa o no piacere a tutti. Non è una novità, infatti, che opere d’arte,
in ogni campo dello scibile, pur essendo perfette, uniche e irripetibili,
suscitino invece diniego da parte di alcuni.
Nel
mondo dei suoni, poi, i contrasti sono spesso espressione di
arricchimento: nel ritmo, nell’armonia, nella timbrica… e talvolta anche nel
dissenso, perché no?
Una
riflessione finale. Quest’opera
discografica, nella sua accezione musicale specifica, contempla anche un
pensiero profondo da parte mia, riferito in particolare ai numerosissimi
allievi di fisarmonica che negli anni si sono rivolti a me per usufruire delle
mie soluzioni didattiche concernenti questo strumento. Questi due dischi, un
po’ sono dedicati anche a loro, giacché, in questa fase, amo vederli tutti
riuniti, in un’immensa platea, attenti a seguire l’ennesima lezione, tutta speciale, questa volta, e, al terminar del concerto, esortarli così:
“Ecco, cari Ragazzi e Ragazze, la
fisarmonica moderna va interpretata in questa maniera. Perseverate nei vostri studi affinché possiate
fare altrettanto, o addirittura meglio!”. Grazie.
(Salvatore Pili)
(Salvatore Pili)