Salvatore Pili
Concerto per FISARMONICA e Orchestra
I BRANI CONTENUTI NEL DISCO
Track 01: IL VOLO DEL CALABRONE, di Nicolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908). Questo brano è tratto dall’opera buffa “Fiaba dello zar Saltan” ed è sicuramente l’episodio più popolare dell’intera opera del compositore russo. I fisarmonicisti se ne sono quasi appropriati, anche se non sempre a proposito. La versione qui proposta rispecchia fedelmente l’originale indicata dall’autore, senza stravolgimenti di genere e con la delicatezza intrinseca che il brano stesso sembra esigere. (1.31)
Track 02: DIMENSIONE VALZER, di Salvatore Pili. Anche questo brano è tratto dalla serie “Il grande liscio d'autore" , dello stesso maestro. La melodia è cattivante, in particolare per tutto il primo tempo del Trio, dove i due temi dialoganti si esprimono con un lirismo appassionato e poetico al contempo. Le variazioni contenute contemplano un orizzonte sonoro ampio, contribuendo ad esaltare la propensione virtuosistica della fisarmonica. (3.50)
Track 03: CAROVANA NEGRA, di Gorni Kramer (1913-1995). Questo brano è un capolavoro di sintesi, e nulla può essere tolto o aggiunto senza recar danno, mentre la fisarmonica, ogni volta che interviene, veramente si esalta. Lo stile jazzistico di cui questa musica è pervasa, tipicamente krameriano, è molto sottile e raffinato, e l'esecuzione qui proposta ne è l'espressione apodittica. (3.30)
Track 04: JOLLY CABALLERO di Pietro Frosini (1885-1951). Quando il maestro Frosini componeva questo meraviglioso Paso Doble, è verosimile che avesse in mente qualche taverna spagnola frequentata da toreri e danzatrici di flamenco. La lettura fatta dall’autore di questo disco, invece, segue una strada del tutto diversa, trasponendo, al contrario, questa meravigliosa musica nel Far West (forse perché appassionato delle cosiddette ‘americanate’ di John Wayne e Gary Cooper), in un Saloon frequentato da Cow Boys e allegre ballerine di musica country. Il ‘personaggio’ chiave è perciò un giovane Cow Boy, che approfitta del sabato pomeriggio per recarsi in ‘città’ e godersi la sua giornata di libertà. Nel Saloon incontra gli amici e s’immerge contento nel chiassoso bailamme, dove anche le allegre ballerine lo gratificano. Sul tardi della sera, appagato e un po’ su di giri per il Whisky consumato, inforca il suo cavallo e intraprende il lungo viaggio di ritorno al ranch. E’ inverno e spira un forte vento,che tuttavia non offusca più di tanto lo scalpitio degli zoccoli del suo bel baio di due anni e, soprattutto, non turba per niente l’allegria del giovane cow boy, che saluta gli amici con tutta una serie di pistolettate in aria da sembrar fuochi d’artificio. Canta con gioia, mentre cavalca (il brano è pregno di belle melodie), e di quando in quando spara ancora, alle nuvole che lo accompagnano, per prolungare la festa. Con una galoppata finale oltremodo vivace, arriva al suo ranch, stanco, forse, ma felice. (3.29)
Track 05: HORA STACCATO, di Dinicu-Hifetz. Non è chiara la ragione per cui questa stupenda composizione di Grigorian Dinicu (1889-1946), scritta per violino nel 1906, porti anche il nome, come coautore, di Jascha Heifetz, violinista polacco naturalizzato americano, considerato allora uno dei maggiori violinisti viventi. E’ verosimile che Heifetz, più giovane di Dinicu , innamoratosi del brano ed estimatore dell’autore (una volta affermò che Grigorian Dinicu era il più grande violinista che aveva sentito) lo abbia ulteriormente elaborato, imprimendo al brano stesso una caratterizzazione tipicamente hifetziana. La versione qui proposta, pertanto, potrebbe trattarsi di quella definitiva, quella realizzata con la collaborazione di Heifetz.
Sono tanti i virtuosi che si sono cimentati su questa composizione, e non solo violinisti. Persino Harry James, il grande trombettista statunitense, negli anni cinquanta ne fece un’esecuzione esemplare nel film “Bellezze al bagno”.
Salvatore Pili la propone qui per fisarmonica, a "modo suo". (2.16)
Salvatore Pili la propone qui per fisarmonica, a "modo suo". (2.16)
Track 06: CELEBRE MAZURCA VARIATA, di Augusto Migliavacca (1838-1901). Molti, stante la popolarità in quest’ambito, considerano ‘la migliavacca’ un brano originale per fisarmonica, ma non è così. L’autore, che era violinista, l’aveva concepita come terzo movimento (Allegro) di un Trio per archi, e giammai avrebbe immaginato che a portarla al successo sarebbe stata invece la fisarmonica.
Non sono pochi i fisarmonicisti che di questo brano ne hanno fatto una sorta di palestra per esercitazioni acrobatiche, banalizzando spesso lo stesso pensiero creativo dell’autore; ma tante sono anche le interpretazioni eccellenti, dove lo stesso autore, ascoltandole, si sarebbe certamente beato. Pure la versione qui proposta ama annoverarsi in questa élite. (3.09)
Track 07: SABRE DANCE (Danza delle spade), di Aram Khachaturian (1903-1978). Questo meraviglioso brano è tratto dal famoso balletto “Gayne”, portato al successo dallo stesso autore. Rispecchia fedelmente il carattere vivace e impetuoso del popolo russo. La versione proposta in questo disco, pur tenendo conto della tecnica fisarmonicistica, molto si avvale dell’orchestrazione proposta dalla partitura orchestrale originale. (2.26)
Track 08: FINGER ACROBATICS di Pietro Frosini. Si tratta di una Novelty di stile tipicamente frosiniano. Cutrettola quanto mai, la fisarmonica ha qui gradito meno che in altri brani dello stesso autore interventi comprimari dell’orchestra; che tuttavia irrompe lo stesso, con autorevolezza, in alcune parti indicative. Si tratta anche di una composizione poco eseguita, e anche per questo ha entusiasmato l’interprete di quest’opera discografica, che invece molto ama scoprire e proporre cose nuove. (2.42)
Track 09: CARNEVALE DI VENEZIA, melodia popolare, (Fantasy with variations di Pietro Frosini). Quanto detto a proposito dalla Celebre Mazurca del Migliavacca, vale bene anche per il Carnevale di Venezia. Molti attribuiscono a Nicolò Paganini la composizione di questa musica, ma così non è. Si tratta invece di una semplice melodia popolare su cui pure il grande violinista genovese si è voluto cimentare, creando delle variazioni fantastiche per il suo strumento. Sono tante anche le trascrizioni fisarmonicistiche effettuate, anche di buona fattura, ma la versione frosiniana qui proposta è la meglio riuscita in assoluto. Salvatore Pili, pur lasciandosi prendere un po’ la mano, soprattutto nella variazione finale, si è ben guardato dallo stravolgere le magistrali indicazioni del fisarmonicista italo americano. Buon ascolto! (4.42)
Track 10: “STUDIO B”, di Salvatore Pili. La versione qui proposta è una rielaborazione in stile novelty della composizione originale pubblicata a suo tempo dalla Casa Editrice Carisch di Milano. Il titolo è un po’ toponimo, giacché vuole essere un omaggio all’omonimo studio televisivo di Via Teulada in Roma, da dove l’autore si esibì per la prima volta in televisione (Il racconto completo di quest’episodio curioso lo troverai nel libro autobiografico “UN ANGELO PER AMICO” [Storia di uno che non si è voluto arrendere], di imminente pubblicazione). Ha, questo brano, un carattere allegro ed è strutturato secondo una schematica tradizionale (A-B-A-C-A), che lo rende di facile e piacevole godimento ad ogni ascolto. (2.58)
Track 11: BADINERIE, di J. S. Bach (1685-1750). Questo meraviglioso flash musicale di J. S. Bach è stato scritto intorno al 1730 per il settimo ed ultimo movimento della Suite Orchestrale n. 2 in si minore. Nella struttura formale, la Badinerie , che letteralmente significa “puerilità”, con l’accezione musicale di Scherzo, è caratterizzata da un passo molto veloce, il che rende l’esecuzione piuttosto complicata. E’ un classico per il virtuosismo col flauto, giacché per questo strumento è stata originariamente composta, con accompagnamento d’archi (violino, viola e basso continuo). Le affinità, soprattutto timbriche, del flauto con la fisarmonica sono notevoli, ed è anche per questo che l’esecuzione fisarmonicistica qui proposta è altrettanto pregevole. (1.30)
Track 12: DIZZY FINGERS, di Zez Confrey (1895-1971). Si tratta di un brano popolarissimo anche in ambito fisarmonicistico, e veramente tanti sono i fisarmonicisti che in questo si sono cimentati. Originale per pianoforte, Dizzi Fingers, scritto nel 1923, deve il suo successo al film “Incantesimo”, degli anni cinquanta, della cui colonna sonora faceva parte. Raccontava, questo film, la storia di Eddy Ducin, pianista di musica leggera tra i più ammirati della sua generazione, che con questo brano, solitamente, proponeva l’exploit delle sue performance, quando nessuno più ballava e tutti ascoltavano con… “incantesimo”. La versione qui proposta è pure particolarmente attrattiva, tanto per gli interventi dialoganti tra pianoforte e fisarmonica quanto per le soluzioni orchestrali ideate dall’esecutore. (2.33)
Track 13: PRELUDIO E FUGA, di Felice Fugazza. Questo autore è, sicuramente, insieme con Adamo Volpi, tra i più importanti compositori italiani di musica originale per fisarmonica. Sono veramente tante le sue composizioni che sanno di eccellenza e questo qui proposto, Preludio e fuga, è certamente tra i più eseguiti. Non si tratta di un brano semplice, anche per chi lo ascolta. Il suo stile compositivo, soprattutto nella Fuga, è tra i più complessi e pertanto necessita di ripetuti ascolti per poterne poi cogliere le bellezze intrinseche di cui il brano stesso è pregno. (3.23)
Track 14: IL TRENO, di Wolmer Beltrami. E’, questa, la composizione più popolare, e forse anche la più bella, che il grande fisarmonicista abbia scritto. Stante la sua straordinaria personalità musicale, Wolmer si esprime qui con uno stile virtuosistico veramente fuori dall'ordinario, pregno di venature jazzistiche superiori, peraltro a lui tanto care e confacenti. Probabilmente si tratta di uno tra i meglio riusciti brani di musica descrittiva che siano stati scritti per fisarmonica. (4.18)
Track 15: LA DANZA (Tarantella), di Gioacchino Rossini (1792-1868). Si dice che Rossini abbia scritto questo brano per prendere in castagna i cantanti lirici, secondo lui oltremodo capricciosi e presuntuosi. Tanti sono, ancora oggi, i tenori e soprani che si cimentano su questa bella musica. Con tutto il rispetto a loro dovuto, però, le versioni orchestrali sono probabilmente quelle che meglio riescono ad esprimerne la straordinaria vivacità rossiniana. Pure la fisarmonica qui si esalta, soprattutto quando, gaudente, dialoga con l’orchestra. (1.40)
Track 16: “SCHERZO”, di John Gart (1932-1998). Questo brano, essendo l’autore fisarmonicista, esprime bene le caratteristiche tecniche e foniche del popolare strumento. L’attenzione che pressoché tutti i più grandi fisarmonicisti gli hanno riservato è perciò più che giustificata. Lo stile acrobatico è, come si addice ai più grandi virtuosi, molto cattivante, ma sono evidenti anche le implicazioni orchestrali intrinseche, ancorché Gart non le abbia volute esplicitate più di tanto. (2.54)
Track 17: LIBERTANGO, di Astor Piazzola (1921-1992). Parlare della popolarità di questo brano, è fuori luogo, tanto n’è assiomatica. Sono pochi, anche in ambito fisarmonicistico, a non averlo in qualche modo interpretato; e da qui anche le perplessità dell’autore di questo disco: gettarsi o no nella mischia? Ha scelto di farlo, condizionando però il tutto alla proposizione di una versione esulante dalla routine. Ci sarà riuscito? (2.52)
Track 18: ANDALUSIA, di Ernesto Lecuona 1895-1963). Tratta dall’omonima suite del compositore cubano, il brano è qui proposto nella trascrizione per fisarmonica di Charles Magnante. E’, probabilmente, meno noto della consorella Malaguena, facente parte della stessa suite, ma certamente non è meno bello. Un andamento lento moderato di basso ostinato, ideato dallo stesso trascrittore (non è presente nella versione originale), introduce, con straordinaria naturalezza ed efficacia, al tema melodico dominante che, evolvendosi poi attraverso un ritmo di Beguine, anche questa geniale intuizione di Magnante, porta alle prorompenti variazioni successive, proponendo ambientazioni diverse e straordinariamente rispecchianti la vivacità tipica delle popolazioni latino americane. (2.59)
TRACK 19: MOTO PERPETUO, di Nicolò Paganini (1782-1840). La notorietà di questo brano è universale, e non solo tra i violinisti, spesso messi qui a dura prova, soprattutto nella sveltezza richiesta al braccio destro nel sincronizzare i movimenti con ciascuna delle migliaia di note eseguite dalla mano sinistra. Le difficoltà tecniche aumentano proporzionalmente per altri strumentisti, che pure vi si cimentano.
Paganini ha scritto due Moto Perpetuo. La versione proposta in quest’opera discografica, è quella in do maggiore (l’altra è in la minore), certamente la migliore e perciò anche la più nota. Il grande violinista genovese ha composto questa musica dopo il 1830, quindi in piena maturità. L’orchestrazione proposta da Salvatore Pili è sobria e delicata al tempo stesso, rispettosa della struttura architettonica dell’intera composizione che, nella sua dirompente vivacità, è pur tuttavia diafana, e pertanto bisognevole, soprattutto laddove il lirismo soggettivo più facilmente prevale, di un sostegno armonico appropriato. La fisarmonica, quando umile ed essenziale, si ritrova molto bene in questa pagina paganiniana, particolare, anche questo, che non sarà difficile cogliere. (4.37)
Track 20: NORMA, Sinfonia, di Vincenzo Bellini (1801-1835). “Fiasco, fiasco, solenne fiasco” così riferisce Bellini della prima della Norma, intervenuta per l’inaugurazione della stagione di carnevale 1831-1832 alla Scala . Nelle esecuzioni seguenti il pubblico comprese tuttavia il valore di questo capolavoro straordinario.
La stupenda sinfonia dell’Opera è proposta in questo disco nella sua versione integrale, mentre attento e pignolo è stato l’impegno profuso per eseguirla. Il fatto che protagonista sia qui la fisarmonica, che Bellini neppure conosceva, giacché le origini di questo strumento risalgono al 1863, quando lui era già prematuramente scomparso, ha portato Salvatore Pili ad uno studio attento, durato diversi mesi, alla ricerca di soluzioni che fossero al tempo stesso confacenti al popolare strumento e rispettose delle originarie esigenze della composizione belliniana. Buon ascolto! (5.39)
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