Non
tutti, ovviamente. Altri musicisti,
invece - dirigenti e docenti di conservatorio, compositori, direttori
d’orchestra, concertisti di strumenti diversi - furono attratti dalle ragguardevoli potenzialità artistiche e tecniche della fisarmonica, tanto da divenirne a loro
volta paladini della sua stessa causa conservatoriale. E’, tanto per
citarne alcuni, l'esempio dei maestri Luigi Ferrari-Trecate, Lino Liviabella,
Ettore Pozzoli, Franco Alfano, Mario Barbieri, Luciano Chailly, Guido Farina,
Felice Lattuada… che con opere ammirevoli, soprattutto compositive, hanno pure
contribuito all'evoluzione artistica del popolare strumento e alla conquista
di traguardi veramente importanti, ancorché tuttora in divenire.
Ma
i veri artefici dello sviluppo artistico e tecnico della fisarmonica in Italia,
unitamente al sostegno di alcune importanti industrie del settore e altri fattori contingenti, sono tuttavia coloro
che, sempre in prima linea, hanno dedicato allo strumento pressoché tutta la
loro attività professionale, sia compositiva, didattica o concertistica. Oltremodo
meritorio, assolutamente da non obliare, è, in quest’ambito, l’impegno
fattivo dei maestri: Felice Fugazza, Adamo Volpi, Luigi Lanaro, Bio Boccosi, Giuseppe Pizzuto, Gervasio Marcosignori, Vittorio Melocchi, Emilio Cambieri, Wolmer Beltrami, Gorni Kramer,
Francesco Ferrari, Peppino Principe, Pietro Frosini, Charles Magnante, Pietro
Deiro… e tanti, tantissimi altri autori, cultori e concertisti di cui mi scuso per non
poterli citare tutti.
Il
loro geniale contributo a favore di questo strumento rappresenta ancora oggi la base più solida dell’architettura
didattica e concertistica della fisarmonica moderna.
Sintesi
come Preludio op. 31, Festival Fantasy, Fileuse… di Adamo
Volpi; Preludio e fuga, Sonatina, Introduzione e fuga… di Felice Fugazza, Acquarelli Cubani di
Luciano Fancelli, Miniatura di Luigi
Lanaro… (e mi fermo qui, anche per non tediare oltremodo chi mi legge), oggi
non se ne creano più.
Metterei
in risalto anche l’opera creativa di alcuni eccellenti trascrittori, bravissimi
nel saper “trasferire” alla fisarmonica, quasi si trattasse di opere originali,
atmosfere e valenze intrinseche di composizioni scritte dai rispettivi autori
per ben altri strumenti: Bach, Paganini, Listz, Mozart,
Rossini…, oltre che capaci di trasformare piccole cellule tematiche popolari in
autentiche “perle” musicali classiche.
Si
ascolti, a proposito di queste ultime, nelle opere discografiche di seguito
menzionate, Dark Eyes di Charles
Magnante e Carnevale di Venezia di
Pietro Frosini.
La
fisarmonica al tempo dei Grandi compositori
ancora non esisteva e pertanto, al contrario di pressoché tutti gli altri
strumenti conservatoriali, non ha avuto la possibilità di avvalersi del loro
apporto diretto, che sicuramente non sarebbe mancato.
Nel
caso si volesse “curiosare” circa la valenza artistica delle trascrizioni,
invito all’ascolto dei miei due CD, “Concerto
per fisarmonica sola” e “Concerto per
fisarmonica e orchestra”, che ne contengono alcune di esemplare eloquenza.
Queste
due opere discografiche sono diffuse, con successo crescente, nei più importanti
centri musicali abilitati, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti d’America.
Esemplare
testimonianza circa l'essenza delle trascrizioni,
è anche l’attivissima fisarmonicista Eugenia Cherkazova (ma non solo lei), che ne propone
parecchie con eccellente bravura e raffinato buon gusto. Ascoltarla è un vero
piacere.
L’orientamento
odierno, sia didattico sia concertistico, tuttavia, non rispecchia fedelmente
l’ideale di fisarmonica classica
agognata dai maestri sopra citati, presupposto, quello loro, che non
disgiungeva questo strumento dalla nobiltà
attribuita ad altri di più antica tradizione storica: pianoforte, organo,
violino, flauto…
Si ha l’impressione, oggi, che sia in atto una sorta di rivoluzione
forzata, sia tecnica sia espressiva, rispetto al passato da parte dei
cultori della fisarmonica, più attratti dalla libertà o, se si
vuole, dall’anarchia creativa offerta dal sistema dodecafonico
piuttosto che ossequiosi ai severi vincoli imposti dal tonalismo classico, dove
calcoli matematici tipo certa polifonia di fiamminga memoria poco contano.
Indicativo
quanto interessante ciò che, nel suo libro “Capire la Musica”, Gino Stefani
scrive a proposito della tecnica atonale: Di
fronte alla musica dodecafonica l’ascoltatore tradizionale prova un senso di
frustrazione continua. Le note sono ancora tutte lì, intatte e riconoscibili;
ma è tutto ciò che resta del linguaggio familiare; è come se qualcuno si fosse
perversamente divertito a stravolgere tutte le forme di senso possibili con i
dodici suoni….
Stefani, poi, essendo egli stesso un estimatore delle teorie Schonberghiane, prova anche a dimostrare
i lati positivi, che sicuramente ci sono, del nuovo linguaggio.
Ciononostante,
è tuttavia molto importante il fatto che anche il Conservatorio di Cagliari,
sia pure un po’ tardivamente, dedichi oggi maggiori attenzioni alla fisarmonica
e gli offra giuste possibilità e prospettive di sviluppo.
Mi
pare di aver in ogni caso capito, riferendomi al “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, che non si tratta, al momento,
di un fatto strutturale vero e proprio, ma di qualcosa che sa di provvisorietà,
di approccio, forse anche
conseguente alla presenza di un capitale discente non certo rilevante, dove
cogliere individualità da poter coltivare ad alti livelli di studio è
certamente un problema.
Nei
tempi di maggior sviluppo della mia attività didattica privata, la classe di
fisarmonica del Centro Musicale era solitamente frequentata da 70/80 allievi,
di cui non pochi, grazie a questo strumento che li ha fortemente favoriti,
hanno potuto poi proseguire, con strumenti e discipline diverse, in studi
conservatoriali, conseguendo risultati lusinghieri e divenendo, in parecchi
casi, affermati professionisti e docenti.
Oggi
non è più così.
La
Sardegna, che più di altre regioni stenta a risollevarsi da contingenze
critiche, a qualsiasi settore queste appartengano, si ritrova impantanata, quanto a fisarmonica, in una situazione
di “calma piatta”, oserei dire di abulia
languente.
Venute
meno, unitamente ad altri fattori fuorvianti, le nostre iniziative (diciassette
anni di collaborazione RAI, con rubriche radiofoniche settimanali di grande
successo, sia a diffusione locale sia su rete nazionale, decine di concorsi
regionali di “musica per i giovani”, numerosissimi concerti, classici e
popolari, e un’infinità d’iniziative collaterali), tutto oggi sembra essersi
avvizzito.
Commissione giudicatrice di uno dei tanti Concorsi regionali "Musica per i Giovani" organizzati dal Centro Musicale di Cagliari, qui presieduta dal Professor Dario Ferrari. |
Mi
si consenta di porre l’accento sui “concerti popolari”, pure svolti in gran
numero nelle più disparate località della Sardegna, soprattutto dalla Fisorchestra del Centro Musicale, un
corpo strumentale di circa trenta elementi formato prevalentemente da allievi
della classe di fisarmonica della scuola[1].
Nonostante
difficoltà organizzative enormi, senza mai poter contare su sostegni finanziari
esterni, ma con un entusiasmo quasi trascendente da parte dei protagonisti, la Fisorchestra, ancorché con finalità amatoriali, si proponeva con un genere
musicale vario, straordinariamente attrattivo, di buon livello tecnico e
artistico, tanto da non trovare riscontri, né
nel passato né nel presente, con altre entità similari
nell’intero territorio dell’Isola.
Mi si consenta un’altra
considerazione: Non sarà certo una circostanza fortuita il fatto che, nella stragrande
maggioranza dei casi, nei teatri musicali di tutto il mondo, i cartelloni
sinfonici stagionali propongano quasi esclusivamente opere di grandi autori:
Vivaldi, Bach, Hendel, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Chopin, Schumann, Listz,
Brahms…, per non parlare della lirica, dove Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini… dominano indisturbati.
Diversamente
organizzati, a me pare, sono i corsi di fisarmonica in altri conservatori, in
particolare Pesaro, Milano, Firenze…
le cui cattedre, operanti ormai da diversi anni, sono supportate da programmi
di studio oltremodo severi e ben articolati (c’è chi addirittura lamenta
un’eccessiva complessità, soprattutto con riferimento alle materie
complementari previste).
E’
altresì vero, però, che gli allievi di questi istituti che riescono a giungere
a compimento dell’iter di studio programmato, possono poi ambire al
conseguimento di titoli equivalenti, anche dal punto di vista giuridico, a
quelli di pressoché tutte le altre classi di più remoto curriculum.
Evidentemente, queste mie considerazioni
sono del tutto soggettive, personalissime, prive di qualsiasi oggettività
ufficiale, e come tali vanno interpretate.
Si
tratta, riferendomi al Conservatorio di Cagliari, di semplici riflessioni, che
tuttavia trovano sostegno in una meditata analisi che mi è stato possibile fare
dopo aver assistito, e ascoltato con attenzione, al saggio-concerto eseguito il 19 luglio 2019 nel cortile interno
dello stesso conservatorio, dall’ENSEMBLE
DI FISARMONICHE DEL CONSERVATORIO DI CAGLIARI.
Il progetto proposto dal
sestetto, infatti, prevalentemente basato su un linguaggio musicale che oggi si è solito definire “contemporaneo”, anche in considerazione di quanto ho sopra esposto, mi è sembrato all’insegna di una sorta di “preoccupazione interna” piuttosto che proteso alla ricerca di attrattive, artistiche e culturali, capaci di coinvolgere l’ascoltatore pagante.
L’asserzione di una fisarmonica più autentica, invece, sarebbe stata più consona. Personalmente, alle “manate” sulla cassa armonica e ai ticchettii da vecchia macchina da scrivere sulla meccanica dei bassi, avrei preferito i famosi quanto significativi “silenzi” del pianista John Cage.
Comunque, finisco, l’iniziativa del Conservatorio cagliaritano a favore della fisarmonica, merita di essere sostenuta e incoraggiata con entusiasmo… e il mio, per quanto limitata ne sia l'importanza, c’è tutto. Grazie per la cortese attenzione.
(Salvatore Pili)
(Salvatore Pili)
[1]
Presente in YouTube, insieme al Preludio op.31 di Volpi per sola fisarmonica,
con l’ouverture Nozze di Figaro di Mozart e Triste Bolero di Lanaro. In assenza di un impianto di diffusione sonora di buon livello, si consiglia l'ascolto di questi brani a mezzo cuffia.