CON UNA NUOVA FISORCHESTRA
RITMO SINFONICA
Salvatore Pili
interpreta Ennio Porrino e se stesso.
E’ noto che i contrasti, in musica, rappresentano un
qualcosa di straordinariamente gradevole e interessante, sotto molteplici aspetti. Possono essere
di diverse specie, i contrasti musicali: ritmici, armonici, melodici,
coloristici, compositivi, interpretativi e altro ancora.
Nel programma del nuovo disco che il maestro Pili si
accinge a proporre, quello dedicato alla nostra Isola e alla sua musica, in
particolare quella concernente la cultura strumentale, i rilievi sono pressoché
su tutto, e non poteva essere altrimenti giacché il contenuto è imperniato su due
opere particolari - NURAGHI di Ennio Porrino e SARDINIA SINPHONY di Salvatore
Pili - accomunate soltanto da uno sconfinato amore che i rispettivi autori
hanno per la loro terra d’origine: la Sardegna.
Le due composizioni proposte, infatti, esplorano, con
tecniche differenti, due momenti completamente diversi riguardanti il vissuto delle
genti di Sardegna.
Il Maestro Porrino, il più eccelso compositore sardo
di tutti i tempi, attraverso una dimensione intellettuale di grande
sublimazione, esamina un periodo
oltremodo arcaico, quello nuragico, appunto. “I nuraghi di Sardegna - scrive lo stesso Porrino – sono costruzioni megalitiche, di aspetto
solenne, dell’epoca del bronzo, la cui storia è ancora avvolta nel mistero. Gli
abitatori di questi nuraghi svolgevano danze propiziatrici, invocando le forze
occulte e primigenie della Natura. I tre brani sinfonici, indicati sotto il
titolo unico NURAGHI, intendono appunto rievocare il ritmo e lo spirito di
queste antiche danze primitive: Danza della Terra, Danza dell’Acqua, Danza del
Fuoco”.
In Sardegna sono numerose le strutture nuragiche ancora presenti e ben conservate. |
Salvatore Pili, invece, compie un excursus musicale su un passato prossimo, quasi si trattasse di una sorta di amarcord riferito a se stesso.
Memore delle emozioni provate quando, da ragazzo, era spesso protagonista, con la sua fisarmonica, nelle feste patronali dei più disparati paesi della Sardegna, ha, con l’opera Sardinia Simphony, voluto rievocare sensazioni emotive allora intensamente vissute. Emozioni, queste, tradotte in musica in forma di balletto, a significare quanto i sardi di quel periodo, ed egli stesso, nonostante le avverse vicissitudini, al tempo probabilmente più diffuse del contemporaneo, amassero la gioia della vita e, attorno al rispettivo Santo Patrono, socializzassero e fraternizzassero con un’intensità tale da soffrirne oggi, se non proprio la mancanza, certamente una partecipazione più generica.
I contrasti tra le due opere proposte sono perciò notevoli ed evidenti, ma è
proprio per questo che, plausibilmente, mai prima un lavoro
discografico dedicato alla cultura musicale sarda è stato così armonico e accurato. Un connubio singolare, quindi, senz'altro da non perdere.
ASCOLTARE PER CREDERE! (...o non credere, perché no?)
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