martedì 19 dicembre 2017

"JINGLE BELLS" E "TRALLALLERA"


“Jingle Bells” e “Trallallera”
Sono i due piccoli brani musicali che ho scelto, arrangiato ed eseguito per augurare Buon Natale e Felice Nuovo Anno a tutti gli amici del mondo



La proposizione di una musica che rappresenti un messaggio augurale particolare, come ad esempio per le festività solenni del Santo Natale e di Capodanno, non è certo un fatto originale o insolito, anzi... ciononostante, i due brani che desidero dedicare agli amici di tutto il mondo per tale circostanza, in qualche misura lo sono comunque. 
Il “divertimento”, che queste “piccole” ed espressive melodie mi hanno trasmesso in fase di arrangiamento, di esecuzione e di registrazione, è stato veramente splendido, mentre il piacere di condividere questo stato d’animo con i numerosi amici, vicini o lontani che siano, è altrettanto intenso.
Si tratta di musiche la cui genuinità ha favorito, nel tempo, una compenetrazione profonda nel cuore delle genti, originando una sorta di sincretismo capace di accomunare Popoli di cultura e tradizioni divergenti, che tuttavia trovano unità nell’universalità del linguaggio musicale, ivi compresi molti musicisti, che da tanta semplicità hanno spesso tratto motivazioni a farle proprie, magari apportandovi qualcosa di personale col desiderio intrinseco, come ho detto, di condividere le loro emozioni con gli amanti della buona musica. 
Da qui la celeberrima Jingle Bells e l’altrettanto famoso Trallallera, un canto tra i più popolari della Sardegna. Il “Trallallera”, mi sia concesso, desidero fortemente dedicarlo agli amici tutti, ma in particolare ai numerosissimi Sardi che vivono e operano lontano dalla loro Terra. 
Entrambi i brani, com’è facile notare, sono stati arrangiati per fisarmonica solista e orchestra di ritmi moderni, mentre l’esecuzione, consentitemi anche questo piccolo peccato di presunzione, l’ho fatta... a modo mio, divertendomi un mondo.

P. S. 
Per l'ascolto delle due piccole melodie, sintonizzarsi su YOUTUBE o sulla pagina Facebook SALVATORE PILI.

Al fine di meglio cogliere le qualità tecniche e foniche dei brani, consiglio di preferire l’ascolto tramite cuffie giacché, come ho potuto io stesso costatare, l'audio consentito dai monitor del computer, stante la pochezza dei loro amplificatori, è notevolmente inferiore alle esigenze delle due melodie.
Grazie e… Buon Natale, Buon Anno e Buon Ascolto. 

(Salvatore Pili)


venerdì 17 novembre 2017

A LEZIONE DI POLITICA... e di Musica


A LEZIONE DI POLITICA... e di MUSICA.

Anche per avere esempi di buona politica spesso è necessario rivolgersi al passato, ed è ciò che si propone di fare questo Post ricordando il patrimonio etico trasmessoci da due grandi e indimenticabili Maestri: 

FERRUCCIO PARRI ed ENRICO DE NICOLA.

Ferruccio Parri nel 1945 fu il primo Presidente del Consiglio alla guida di un governo di unità nazionale in un’Italia macerata dalla grande guerra.
Di Ferruccio Parri (1890-1981) il grande giornalista Indro Montanelli raccontò che da Presidente del Consiglio, dormiva su una branda da campo nella stanza vicina al suo studio; per i pasti si accontentava di panini al formaggio o alla mortadella, non voleva scorte, tanto meno auto blu di rappresentanza. Ogni sera andava ad acquistare i francobolli per la sua posta privata. Anche quando nel 1963 fu nominato senatore a vita, viaggiava di notte per risparmiare i soldi dell’albergo.


C’è un perfetto parallelismo con un altro grande PRIMO, Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica Italiana.

Dal libro: "GLI UOMINI CHE HANNO FATTO IL DIRITTO"

Questa è l’Italia che piace. Questa è l’Italia da far conoscere ai giovani per dire che non hanno tutti i torti coloro che sostengono che, per andare avanti, sovente bisogna tornare indietro.

Se dovessi fare anche un riferimento di carattere musicale, ad esempio fra passato e contemporaneo, in altre parole fra tonalismo e dodecafonismo
direi - nessuno me ne voglia - che 
non sempre quello che viene dopo è progresso.

Gino Stefani, introducendo il contenuto e le finalità di un suo libro, “Capire la musica”, dice fra l’altro: “Questo libro è per il pubblico. Per quel pubblico che sfugge la musica e a cui la musica sfugge, che sente con orecchio distratto e non ascolta, che accetta passivamente tutto il materiale sonoro che gli è impossibile evitare…”
“Ma è anche per quel pubblico - scrive ancora - che divora voracemente ogni portata sonora che gli viene somministrata, sfiorato però dal sospetto che sotto la superficie dei suoni ci sia qualcosa di più, per cui confessa: 
"la musica mi piace, ma non la capisco…”

Riferimento, quest'ultimo, certamente riguardante la sfera degli appassionati della musica tonale, quella, per intenderci, dove le successioni e gli agglomerati sonori seguono una logica razionale, rigorosamente scientifica. Pur titubante, l'ascoltatore trova qui una sorta di ubi consistam, un punto d'appoggio che gli consente in ogni caso di appagare, sia pure non pienamente, la sua passione per la musica.

Il discorso si fa ancora più complesso quando l’autore si propone di spiegare - a mio avviso senza grandi risultati - ai profani la musica atonale, di cui pure è un fautore, che così la introduce: “L’impressione primaria che abbiamo ascoltando della musica cosiddetta “atonale” è appunto un po’ quella di un linguaggio in disfacimento. Il materiale di base è ancora quello: le dodici note, gli strumenti musicali tradizionali, tante figure e forme familiari; tuttavia manca una coesione sufficiente perché si possa parlare di un “discorso” a senso compiuto…”

Allargando l’orizzonte e coinvolgendo anche problematiche di natura socio-politica, si può supporre che il tonalismo sia la rappresentazione ideale di una perfetta democrazia, basata su regole e leggi uguali per tutti e che da tutti devono essere rispettate, mentre l’atonalismo è l’esatto opposto: un sistema anarchico dove nessuna delle dodici note musicali (da qui dodecafonia) si ritrova in stato di subordine, e tanto meno di sudditanza, rispetto ad altre.

L'analisi, ovviamente, è oltremodo semplicistica, come dire, terra terra
L'oggettività, in effetti, è ben diversa e complessa, talmente variegata da poter essere considerata addirittura esoterica.

Una cosa però, a proposito di musica di tradizione tonale, impropriamente riferita al “passato”, e la musica contemporanea (il cosiddetto dodecafonismo), altrettanto impropriamente riferita al “presente”, si può ancora rilevare e porre l’accento.
Le programmazioni concertistiche (e liriche) dei teatri musicali, pressoché in tutto il mondo, in particolare in quello occidentale, sono basate, nel 99% dei casi, su musiche di autori del “passato” (più attuali che mai!): Bach, Mozart, Beethoven, Verdi, Rossini, Puccini…
Un motivo ci sarà!

La storia dell’umanità è strutturata su stratificazioni sovrapposte, via via realizzate dalle generazioni che nel tempo si sono succedute. Non può esistere il presente senza il passato e non può esserci futuro senza il presente.
Noi, infatti, ci ritroviamo sorretti da quella creata dai nostri nonni e dai nostri genitori e, ligi ai loro buoni esempi, non mancheremo di apportare innovazioni che trasmetteremo poi ai nostri figli, ai nostri nipoti, creando i presupposti affinché possano a loro volta continuare nella ricerca e scoprire (l’uomo non “inventa” mai nulla: scopre e scientificamente elabora) quanto più possibile di questo mondo meraviglioso di cui, noi umane creature, vorremmo conoscere sia l’inizio sia la fine, evento che mai potrà avvenire perché - anche di questo dobbiamo essere consapevoli - c’è Qualcosa o Qualcuno che trascende dalle umane intelligenze (e anche dalle sue miserie). 

Soltanto con una grande fede tale mistero potrà essere foriero di pace e serenità anche in questo terracqueo mondo, sia a livello individuale sia sociale. 
Impresa, questa, oltremodo ardua da conseguire stante il morboso attaccamento all’effimero da parte dell'uomo, che gli impedisce  di cogliere con immediatezza valori più alti del suo stesso essere.
Serve a poco, soprattutto se l’uso che se ne fa non è appropriato, avere un'immagine di fasto e di ricchezza come nababbi, se poi manca la consapevolezza che il benessere materiale qui posseduto altro non è se non una “elargizione provvisoria”, assegnazione che sarà ineluttabilmente revocata e sostituita, al momento della fatidica chiamata, da un viatico spirituale assolutamente trascendentale, indispensabile affinché le porte dell’eternità si possano aprire e accoglierci gioiosamente.

Lo sapeva bene papa Paolo VI, che, in illuminanti encicliche, esortava il mondo dell'opulenza a ben comportarsi: "...nessuno ha il diritto di accumulare ricchezze che non consumerà mai, ancorché potesse avere una pluralità di vite, quando alla sua porta c'è qualcuno che bussa perché ha fame" .

... ma il mondo dell'opulenza è distratto, sente ma non ascolta, e commette obbrobri come quello seguente (e fa anche di peggio):

Einstein, venduto all'asta per 1,56 milioni un suo appunto sulla felicità





























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Immagine dell'appunto sulla felicità di Albert Einstein- Fonte: Internet.
Lo scritto dello scienziato battuto per una cifra significativamente più alta delle stime che attribuivano al documento un valore tra i 5.000 e gli 8.000 dollari.
Intimi pensieri di Einstein
Il testo recitava: "Una vita tranquilla e modesta porta più gioia del perseguimento del successo legato a un'agitazione perenne", e "dove c'è volontà, c'è la strada". 

Pensiero nobile, quello di Einstein, non accolto, però, da chi poco è consapevole del valore vero della "ricchezza", e neppure del senso della stessa vita. Non può essere altrimenti, al cospetto di uno sperpero di 1,56 milioni di dollari ostentato per manifestare una presunta "superiorità" sociale, a sfregio di un pauperismo dilagante che persiste nel mondo, ma anche fuorviando dal pensiero dello stesso scienziato che, nel foglietto di un taccuino di un albergo, in un momento di evidente serena contemplazione, indicava, con poche e significative parole, una strada diversa da seguire:

Ogni giorno nel mondo 8 mila bambini muoiono di fame (prima dei 5 anni). 

L'UNICEF, a commento della nuova ricerca pubblicata su The Lancet sulla nutrizione materna e infantile, ha ribadito la necessità di una leadership risoluta e di un costante impegno a livello nazionale e globale per vincere la battaglia contro la malnutrizione.
Ecco perché, oggi più che mai, umiltà, modestia, solidarietà… saranno presidi indispensabili per un buon vivere, sia individuale sia collettivo.

Chiudo citando San Giovanni Bosco, che dalla rivista a lui dedicata, “IL BOLLETTINO SALESIANO”, ho preso spunto per redigere questo Post.

Quando si rivolgeva ai suoi collaboratori, la parola d’ordine di Don Bosco era sempre la stessa: “EDUCATE SOPRATTUTTO CON L’ESEMPIO!”.
Ma oggi, "buoni esempi" provenienti dall'alto ne abbiamo a sufficienza?

LETTURE CORRELATE








mercoledì 11 ottobre 2017

DOVE E COME NASCONO I MIEI DISCHI


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Il Post di questo mese, ottobre 2017, torna a essere esclusivamente musicale.

E’ un invito a visitare, sia pure virtualmente, il Centro Musicale di Cagliari e “curiosare” in quegli ambienti particolari dove, tra splendidi entusiasmi e delusioni profonde, trascorro la maggior parte del tempo che dedico al mio lavoro di musicista.  L'auspicio, in altri termini, è di poter rivivere insieme  i più decantanti momenti che portano poi alla creazione dei miei dischi.


L’immagine che segue focalizza il “cuore” dello studio di registrazione. E’ qui, in questo fantastico eremo, che nascono le mie opere discografiche.

Il lavoro  sviluppato in questo seducente spazio è piuttosto gratificante, non solo perché stimola oltremodo il desiderio di elucubrare su misteriosi processi sonori finalizzati alla musica, dando così maggior vigore all’istinto che guida alla scoperta di nuove informazioni, ma anche perché supporta un’altra necessità importante, quella di studiare, di apprendere, sempre.  
Un musicista che manchi di queste esigenze, infatti, (è un mio convincimento personale e come tale va inteso) non può esistere, e cosi pure il disinteresse all’ascolto di altri interpreti, che invece dev’essere favorito, sia riguardi il proprio strumento oppure musica in generale.

Le possibilità creative, in assenza di tali motivazioni, verrebbero meno, o si fermerebbero sulla punta del proprio naso e, fosse lungo anche come quello di Pinocchio, vanificherebbe la possibilità di “esplorare” (non importa se piccoli o grandi spazi) lo sconfinato mondo dei suoni.
Molto però, questo fantastico universo musicale, mette anche in soggezione, e talvolta addirittura in sofferenza, a causa degli innumerevoli momenti di delusione che la scienza dei fonemi spesso produce nella sensibilità dei soggetti che vi operano. 


Giorni, settimane, mesi, anni talvolta occorrono per realizzare un “pensiero” musicale. 
E’ spesso sfuggente, la cellula soggetta che ti frulla per la testa, difficile da oggettivare con immediatezza. Te la porti “dentro” quasi senza volerlo, magari per un tempo indefinito e te la sogni la notte e quasi ti tormenta.


E quando finalmente hai la percezione di aver reso il tema effettuale, ecco che il giorno successivo lo riascolti in altra situazione, ad esempio in una “MUSIC HALL”, e scopri che ciò che sembrava ottimale nell’aula di registrazione, dove l'audio è percepito attraverso speciali monitor  e cuffie, qui non lo è più.
E’, questa, la fase cosiddetta di mixaggio, cioè far interagire con giusti equilibri tutte le sezioni dell’orchestra e rendere l’esecuzione omogenea.  

La delicatezza di questa fase è dimostrata dal fatto che anche nei teatri da concerto avviene in qualche modo la stessa cosa. Il direttore, ad esempio, non incontra l’orchestra qualche ora prima del debutto, ma, al contrario, alcune settimane prima e, attraverso quotidiane ed estenuanti prove, si cerca di risolvere nel miglior modo le problematiche sopra menzionate.
Teatro Lirico di Cagliari - Per gentile concessione dell'Ufficio Stampa.


Ancor più complesso è il caso specifico, quello che mi riguarda personalmente, giacché l’operatività è svolta in un Home Recording Studio con la concretezza e la grinta - così mi dicono alcuni amici che mi stimano a prescindere - tipica di un self-made man audace e caparbio al tempo stesso.

Il fai da te, infatti, comporta sia situazioni positive sia negative. 
Favorevoli, ad esempio, sono i vantaggi derivanti dal fatto di non essere vincolati da turnazioni calendarizzate, tipiche di uno studio di registrazione professionale, quando le possibilità di dover suonare in momenti non del tutto favorevoli sono 
purtroppo reali, con tutte le conseguenze del caso. 
Sono invece negativi quei momenti in cui ci si ritrova a operare in solitudine, privi, anzitutto, della collaborazione di un tecnico del suono, che da dietro una consolle (mixer) dispone di canali appositi per ciascuno strumento  e può, in tempo reale, monitorare volumi, effetti e sfumature di vario genere, quasi si trattasse di un 
direttore d’orchestra.

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Un lavoro, questo, oltremodo delicato e complesso, ed è ovvio che un musicista che fa da sé dovrà agire in maniera diversa, impiegando un tempo notevolmente maggiore rispetto alle tecniche anzidette. Anche per questo motivo per realizzare i miei due CD, Fisarmonica sola e Fisarmonica e orchestra, ho impiegato circa dodici anni, ancorché ne sia valsa la pena.

 












Particolare rilevanza, per quanto mi riguarda, hanno i monitoraggi effettuati nella cosiddetta “Sala Audizioni” del Centro Musicale. 
     
Particolare della Sala Audizioni del Centro Musicale 



Nell’immagine sopra riprodotta, come si può notare, la Sala è predisposta per l’esecuzione live di musica cameristica, ma è arricchita con un efficiente impianto di diffusione sonora quando l’utilizzo è destinato ai monitoraggi anzidetti. 

L’intento è di realizzare una sorta di “MUSIC HALL” che rispecchi in qualche maniera il salotto di casa di un appassionato di musica piuttosto esigente.

 Gli ascolti in questa sede, solitamente reiterati nel tempo, sono propedeutici alla cosiddetta finalize (finalizzazione del disco) dopo la quale nulla più può essere modificato nel brano.


E’ in questo tipo di audizioni che avvengono le maggiori delusioni.

Il monitoraggio effettuato durante la registrazione, anche quando tutto sembra irreprensibile, molto spesso non è conforme a quello live eseguito nella “Sala Audizioni”, dove la percezione del suono da parte dell’orecchio è evidentemente diversa, fattore certamente non trascurabile stante la particolare sensibilità di quest’organo. Difetti che possono essere tollerati nella pittura, ad esempio, in musica non lo sarebbero mai. 

Identificate le anomalie, perciò, si ritorna, come dire, “in laboratorio” (aula di registrazione) dove, soprattutto se si agisce con calma serafica e sconfinata pazienza, solitamente si riesce a individuare le problematiche e risolverle. 

Il tutto fino a quando, a occhi chiusi per sentirsi in qualche maniera estraniati dal terracqueo mondo, è possibile gioire, finalmente, dei plausibili buoni risultati conseguiti.


Ma non finisce qui.
A questo punto, con la realizzazione del cosiddetto MASTER, termina soltanto il lavoro tecnico-creativo del musicista.  Si tratta della copia originaleprototipo da cui poi si riproduce la quantità di dischi desiderata, centinai o migliaia, secondo le esigenze di mercato.


Questo è compito esclusivo delle case produttrici, o comunque di laboratori all’uopo preposti, che si occupano - oltre che della produzione -  della rappresentazione grafica, della confezione e delle incombenze fiscali relative (come ad esempio quelle riguardanti la SIAE), e, in particolare, della distribuzione del disco sui mercati  nazionali e internazionali.


Attualmente è in "cantiere", finalmente alle ultimissime battute, un'opera  per certi versi straordinaria.  Si tratta di un ossequio alla mia Sardegna, un omaggio che ho sempre sognato di fare ma che solo ora è stato possibile realizzare. 
Chi volesse saperne di più, a proposito di quest'opera, consiglio la lettura dell'editoriale "Sardinia SIMPHONY", pubblicato sul Blog: salvatorepili.blogspot.it.

Immagine di copertina del Broshure illustrativo di "Sardinia SYMPHONY" 

  Grazie per essermi venuti a trovare. 



Post Scriptum: 
Fra tutte le arti, la Musica è quella che si concede più malvolentieri, probabilmente, oltre che per la genericità dei suoni, anche a causa del suo perpetuo divenire. 

Per questa particolare ragione, prima di esprimere un giudizio su un brano musicale, soprattutto se di genere "colto" (le canzonette, ancorché belle, o musica leggera in generale, ad esempio, non fanno testo, o lo costituiscono in misura alquanto limitata, perché sono come un dolce gelato, da consumarsi all'istante) è perlomeno prudente procedere ad ascolti reiterati, possibilmente anche in momenti e ambienti diversi. Solo allora sarà possibile cogliere, ovviamente se sussistono, i valori intrinseci del pezzo ascoltato. "L'ascoltatore - rileva Matteo Marangoni nel suo libro Capire la Musica - deve stare ben desto e teso a penetrare quel misterioso linguaggio che è la musica, la quale raramente si concede alla prima, ma sempre di più ad ogni nuova audizione."

Maestro  Adamo Volpi

Ho piacere, pertanto, di riproporre qui di seguito il brano PRELUDIO Op. 31, di Adamo Volpi, da me eseguito in occasione della registrazione del CD riguardante la "Fisarmonica Sola" ma che, pur trattandosi di un brano bellissimo e tra i più noti del celebre compositore, non aveva trovato spazio nell'ufficialità del disco stesso.
Buon Ascolto.




giovedì 7 settembre 2017

Gli "Anziani" e la Patente di Guida.

I diversamente giovani:
GLI ANZIANI
"C'è qualcosa di più triste che invecchiare: rimanere bambini" (Nella testa).  Cesare Pavese 



Non saranno in pochi ad averlo notato e, come il sottoscritto, anche fermamente disapprovato.
Quando capita, e purtroppo succede, che qualche anziano è coinvolto in un incidente stradale mentre è alla guida della propria utilitaria, c’è sempre  qualcuno  - solitamente "personaggi" che non sanno che fare del proprio tempo e non sono consapevoli di invadere quello degli altri  - più per bearsi nel sentir pronunciare il proprio nome dallo speaker del telegiornale della sera che per logica razionalità, che sentenzia: Bisogna fare una legge che vieti la patente di guida ai “vecchi” perché rappresentano un pericolo pubblico per sé e per gli altri.

A parte il fatto che gli episodi di anomalie stradali riguardanti questa categoria di persone, soprattutto quando coinvolti in situazioni angosciose, credo sia in numero nettamente inferiore rispetto al quadro generale (chi ne sa di più m’illumini), vorrei suggerire a questi “signori” in cerca di  notorietà, peraltro effimera e poco onorevole, di meditare un po’ di più sulle potenzialità delle persone anziane (che chiamerei "diversamente giovani") . Queste, infatti, non solo hanno già dato tanto alla vita sociale e culturale del Paese, ma molto hanno ancora da offrire.
Desidero supportare quanto sopra, proponendo all’attenzione di tutti un aneddoto, o meglio, un'espressione metaforica, tanto bella quanto indicativa, estrapolata da un’analisi, ampia e capillare, che la professoressa Iolanda Cesare ha fatto a proposito di “terza età” e pubblicata nelle pagine di un’autorevole rivista specializzata.

RIFLESSIONI SUI NONNI: “Enea, il leggendario eroe troiano, durante l’incendio della propria città di Troia, fugge con alcuni superstiti verso l’Italia, portandosi sulle spalle il vecchio padre Anchise e stringendo tra le mani quelle del figlioletto Ascanio: nel ponte delle generazioni Anchise è il padre, la tradizione che viene salvata per passare nelle mani di Ascanio, il futuro, attraverso il presente, Enea”.

Degne di attenzione sono anche le significative parole di Cicerone quando, per bocca di Scipione, rivolgendosi a Marco Catone, dice:

“Assai spesso, Marco Catone, sono solito ammirare, insieme al nostro Caio Lelio, sia la tua eccellente e perfetta sapienza su tutte le questioni, sia specialmente il fatto, di cui ho avuto netta sensazione, che mai ti sia di peso la vecchiaia… (mentre per altri “vecchi”, aggiunge, è addirittura odiosa)”.  


Ancora più attuale e rappresentativo è un pensiero sugli anziani espresso dal compianto professor Sergio Muntoni, un medico illustre, che ha dedicato tutta “Una vita contro le malattie”. L’ha raccolto il dottor Gianni Filippini nel suo bellissimo libro PROFILI DI SARDI SPECIALI  pubblicato per i tipi della collana “La biblioteca dell’identità” a cura del quotidiano L’UNIONE SARDA. 
Il tema della prevenzione – scrive il noto giornalista introducendo il pensiero del professor Muntoni – lo appassionava anche come cittadino:

“L’anziano, il vecchio che sta bene – spiega il professor Muntoni – è una risorsa sociale, è un patrimonio prezioso per una comunità. Ha competenze da insegnare, esperienze da raccontare e trasmettere. E’ ricco di buon senso, anzi di quella saggezza che manca – di solito per ovvie ragioni – a chi è impegnato a inventarsi un futuro e non sa o non può trarre insegnamenti dal passato. L’anziano, il vecchio non fa il maestro, ma di fatto lo è.”
Le testimonianze sopra riportate, sia pure espresse da menti sapienti, non esimono in ogni caso le persone avanti in età da disagi e coercizioni di vario genere comunque esistenti.
Il rinnovo del documento di guida, ad esempio, prassi dove una perniciosità burocratica sembra regnare sovrana, ha tutta la parvenza di essere foriero di nuovi impicci piuttosto che mirato a lenirne alcuni dei troppi già presenti.





venerdì 25 agosto 2017

Lo ius soli?... Occorre prudenza, molta prudenza!

MAGISTRALE
Toni Capuozzo: "Il terrorismo non c'entra con l'islam? Tutto sbagliato. E sullo ius soli vi dico che..."
23 Agosto 2017 Libero


"Ho sempre detto che con il crollo dello Stato islamico avremmo avuto un'armata di zombie in giro per il mondo. Era ampiamente prevedibile. Ormai è quasi impossibile raggiungere il Califfato e chi vuole combattere nel suo nome o per il proprio paradiso deve agire in Europa". 

Così Toni Capuozzo, in un'intervista a Il Giornale in cui non si mostra stupito da ciò che sta accadendo. Sulla strage di Barcellona, semmai, aggiunge che "l'elemento nuovo è che nessuno parla più di lupi solitari o persone instabili, in questo caso parliamo di una cellula di 12 uomini".
Dunque, parole nette e chiarissime a chi sostiene che l'islam non c'entri. "Il solo elemento è la religione - taglia corto l'inviato di guerra. 

L'unica loro integrazione era quella dei consumi: l'aperitivo, la moto, i jeans. Non c'era l'integrazione ai valori, alla democrazia", afferma riferendosi alla cellula di Barcellona. E ancora: "In questo deserto che è l'Europa loro hanno colto l'opportunità del lavoro, del consumo, ma non i veri valori. E hanno riscoperto la mitologia del fondamentalismo, dove il martire non guadagna il paradiso solo per se stesso ma anche per i suoi parenti".

Dunque, altre bordate contro la politica e l'Europa che, di fronte a decine di attentati, sembra far finta di nulla.
"Non è inconsapevolezza - sottolinea -, è la reazione di chi sta in una torre d'avorio. 
I terroristi non colpiscono le istituzioni, i premier, i parlamentari, ma la gente comune.
E le reazioni dei cittadini obbligano i politici a delle dichiarazioni rituali".(*) Non si sentono minacciati, insomma. "Si sentono minacciati solo dal punto di vista della presa elettorale", aggiunge Capuozzo.

Dal terrorismo, si passa poi all'immigrazione. All'attualità politica. Allo ius soli e a chi, dopo l'attentato di Barcellona, in Italia è tornato a rivendicarlo. "C'è un intellighentia che pensa per prima cosa al multiculturalismo e ai pericoli che potrebbero correre.

A Barcellone – continua Capuozzo - hanno colpito una città multiculturale, aperta, antirazzista e c'è chi crede che sia questo il valore da difendere e non la sicurezza
Quindi una reazione politica". No allo ius soli, dunque. Messaggio chiarissimo per chi, come Gentiloni e Papa Francesco, è tornato ad invocarlo.

(*) Riflessioni personali: Ecco la ragione per cui, con una buona dose d'ipocrisia, questi signori s'impossessano dei microfoni dei telegiornali per dichiarare, con voce stentorea come se volessero "spaventare" i terroristi: "NOI NON ABBIAMO PAURA!".
Peggiore ancora è che pretendono di parlare in nome di chi a queste tragedie è invece effettivamente esposto, vale a dire la gente comune, il Popolo che lavora, l'Uomo della strada. 

Sembra di sentire Totò quando, nelle vesti di Totòkamen, nel film Totò contro Maciste del 1962, esortava il "suo" Popolo, il popolo di Tebe, ad andare alla guerra e combattere fino alla morte, con la frase: "Armiamoci e partite!

domenica 20 agosto 2017

A proposito degli incendi in Sardegna

SOGNI e REALTA’…ma il dialogo è utile e opportuno in ogni caso.
Un commento del professor DEDOLA
Il professor Salvatore Dedola in una delle sue autorevoli conferenze sulla cultura sarda


Salvatore Pili‎ a Salvatore Dedola
INVITO ALLA LETTURA
Dopo lo straordinario successo del Post “700fisarmoniche in concerto” del mese di luglio, che finora è stato letto da oltre mille persone, e così pure “Grazie di esserci”, il simpatico video realizzato da Facebook, l’editoriale di questo mese, Agosto 2017, tratta nuovamente problematiche sociali.
“Perché la Sardegna brucia?” - Sulla finestra Facebook di “SALVATORE PILI” (e sul BLOG: salvatorepili.blogspot.it.) è stato appena pubblicato un progetto riguardante l’annoso problema degli incendi in Sardegna, che merita, se vuoi, anche il tuo contributo. Grazie.
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Commenti
Salvatore Dedola
Se potessi dare un serio contributo per la fine dei roghi, qualcosa che però sia determinante e definitivo, mi immolerei su un rogo. Lo giuro. Ma so che anche un gesto estremo da vittima sacrificale sarebbe inutile. Infatti le statistiche ufficiali (OMS, etc.) dicono che 1/4 della popolazione è pazza, uscita dall'utero con qualche deformazione o con fortissime asocialità. Poiché i pazzi sono PALLE DI PIOMBO che ci trascineremo come LUTTO MONDIALE per l'eternità, in Sardegna i roghi continueranno per l'eternità. Vai tu a scovare un pazzo! Mica è facile! I pazzi s'annidano dovunque, sono come i batteri, i quali s'annidano nel nostro corpo, metà dei quali giovevoli alla salute, metà nocivi. Basta un nulla, e con sgomento scopri d'avere la broncopolmonite. Ed è inutile che tu vada a strillare che non hai fatto nulla per beccartela. Te la becchi, e basta.
 

Salvatore Pili
Nell’ascoltarla nelle sue conferenze, come faccio spesso in YouTube, o leggerla, come anche in questo caso, Caro Professore, io devo soltanto seguirla attentamente e apprendere.
La sua diagnosi è certamente concreta e inconfutabile.
Sono anche dell’avviso, però, che se ci abbandoniamo all’inerzia, o anche a un fideismo esclusivamente contemplativo, il “virus”, che magari è in stato di endemia socio politica non ancora del tutto generalizzata, potrebbe addirittura andare in metastasi e la situazione peggiorerebbe viepiù.
Da quell’umile musicista che mi sforzo di essere, poi, senza tuttavia ignorare le palle di piombo, sono anche esposto (purtroppo?) a vagabondaggi di origini oniriche: “Sognate sempre, perché a furia di sognare i sogni diventano realtà”, suggeriva Maria Lai.
Sono molto lieto dell’incontro, mentre la prego di gradire tanti cordialissimi saluti.
(Salvatore Pili)
PS. Mi consente di pubblicare “in prima pagina” questa nostra conversazione?

  
Salvatore Dedola
Pubblichi pure. Penso che l'incontro tra un glottologo e un musicista debba essere per forza foriero di belle cose.

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