venerdì 7 marzo 2014

RISPETTANDO GLI ARTISTI SI FA CULTURA, per questo sono nati "Concerto per Fisarmonica sola" e "Concerto per Fisarmonica e orchestra" DI SALVATORE PILI.

La pubblicazione di opere discografiche che rappresentino un tipo di cultura musicale che sappia in qualche misura d'eccellenza, è oggi veramente difficile, o addirittura impossibile. Le case discografiche, quelle che sono riuscite a sopravvivere alla crisi (dove sono finite le gloriose: Cetra, Columbia, Fonit, Parlophon, La voce del padrone e tante altre?),  non vogliono neppur sentir parlare di accogliere nelle loro etichette musiche che richiedano all'ascoltatore un minimo d'impegno culturale. Motivo prevalente di tale diniego, tuttavia, non è il fatto culturale in sé, giacché, a detta degli stessi discografici, è sempre numericamente rilevante l'utenza potenziale riguardante il panorama musicale colto, ma piuttosto il diffuso mal vezzo della pirateria discografica, laddove da un disco regolarmente acquistato c'è chi non si pone scrupolo alcuno per duplicarne poi a decine, in barba alla comune morale e alle  leggi vigenti, che tassativamente lo vietano. Meno ancora si preoccupano degli effetti negativi che tale tipo di comportamento produce nell'animo dell'artista. Non è certo piacevole, per chi ha fatto della musica la ragione della propria vita, scoprire che la sua opera è stata impropriamente saccheggiata e lui stesso, di conseguenza, defraudato ("...per filosofare", diceva Thomas Hobbes, "occorre vivere e per vivere occorre mangiare". Nessuno lo dimentichi!). Non meno grave è il danno che ne deriva alla stessa industria discografica, costretta spesso a riduzione di personale e a produrre, anziché buona musica, disoccupazione.
Sono  in tanti a chiedersi se  l'impossibilità di reperire sul mercato esecuzioni di musiche colte per fisarmonica sia dovuto a questo deprecabile fatto, e se il perseverare delle duplicazioni abusive possa condurre a situazioni ancora peggiori. I dati ufficiali, purtroppo, non sono incoraggianti e non portano all'ottimismo,  ma...numquam queiscere, mai arrendersi!
Ecco perciò, nell'avviluppamento di situazioni difficili, l'avverarsi di piccoli fatti.  Artisti coraggiosi (meglio sarebbe dire incoscienti) decidono di produrre in proprio le loro opere, magari in edizione estremamente limitata o addirittura riservata. Si tratta di artisti disincantati, consapevoli di aver realizzato un qualcosa di veramente nuovo, di validità  apodittica.
L'artista,  il musicista in particolare, è certamente un grande egoista, ovviamente in senso buono (Diceva bene il critico musicale Luigi Magnani: "Fra tutte le arti, la musica è quella che si concede più malvolentieri"). Lo è in modo particolare quando, nell'itinere della sua opera, egli fatica a trovare un giusto equilibrio culturale e spirituale con l'opera stessa, giacché intuisce che altri e migliori elementi sono ancora mancanti  e l'identificazione degli stessi perviene a rilento.   Anche per questo il desiderio della ricerca lo pervade, e continua,  magari per anni, a vagare tra le nuvole, sia pure di bellezza eterea, per inseguire  una perfezione che probabilmente non esiste.  
Muta completamente, lo spirito dell'artista, quando la concupita fattualità della sua opera si concretizza. Il desiderio di condividere con altri quanto prima era stato tenuto gelosamente nascosto, ora diventa  impellente per lui, quasi una necessità  culturale, indipendentemente dall'indice di gradimento che l'opera stessa possa avere nel contesto fruitore.   
Da qui la decisione di consentire alla  'misteriosa' bomba musicale di eplodere, e poco importa se senza o con poco botto. Il convincimento della valenza dell'opera proposta e l'irrefrenabile desiderio di dialogo e di confronto, peculiarità (o difetti, secondo alcuni) che spesso mi contraddistinguono,  specialmente, quando motivo dominante del contendere è la fisarmonica, hanno fatto il resto (ma anche tanti amici musicisti, a dire il vero, mi hanno molto incoraggiato a mettermi finanziariamente nei guai. Ma si tratterà poi di amici  veri?).
Questo progetto discografico, la cui realizzazione, fra non poche sconfitte e qualche vittoria, è frutto di un viaggio lunghissimo, durato oltre 12 anni. Ci sono stati, nel divenire operativo, momenti di coesione spirituale molto intensi, ma altrettanti altri di scoramento, soprattutto quando le difficoltà parevano insormontabili.  Pensata (o fantasticata) per la proposizione di una fisarmonica ideale, laddove una forma d'esecuzione perfetta fosse dominante, i suoni dello strumento eccelsi e l'anelito di felicità compiuto, giacché, diceva bene l'illuminista Leonardo Fusero, "...la felicità si ha nella ferfezione", l'opera è ora qui, pronta per essere asoltata.
Questi gli intenti, mentre la misura concreta della realizzazione progettuale, probabilmente, è rimasta vagante in una concezione utopistica, se non proprio velleitaria, giacché, per dirla con Robert Schumann, "...nessuno ha mai inventato o pensato nulla che non abbiano già inventato o pensato altri prima".
Tuttavia, prescindendo dalle dissertazioni filosofiche, l'opera, nella sua concretezza, pur non avendo una destinazione particolarmente mirata, si colloca bene nell'ambito di quel fantastico momento storico-culturale  che la fisarmonica ha vissuto negli anni Sessanta e Settanta, sia con riferimento ai compositori,  sia per l'accostamento ideale che si è voluto fare in omaggio ai grandi concertisti di quell'epoca straordinaria e irripetibile. 
Le ricerche e l'arte sublime di questi artisti, con il contributo puntuale del settore tecnico d'alcune rinomate fabbriche di fisarmoniche, sono poi sfociate nell'inserimento ufficiale del nostro strumento negli organici strumentali dei Conservatori di musica statali.  
L'auspicio, pertanto, è di vedere coinvolti, in questa "bomba musicale", anche gli scettici, quelli, per intenderci, che alla fisarmonica hanno sempre guardato in tralice, prevenuti a tal punto da evitare perfino un contatto audio epidermico, che probabilmente li avrebbe portati alla resipiscenza e a godere di quelle meraviglie musicali di cui la fisarmonica è pure capace: "il peggior sordo è colui che non vuole ascoltare".
Mi si consenta, concludendo, di esprimere un desiderio grandissimo:  "Nessuno, ma proprio nessuno, accolga nella propria discoteca una copia spuria di questi due dischi "bomba"! Si preferisca l'originale, il solo che possa dare alla  discoteca stessa prestigio e cultura adeguati.     Grazie.
(Salvatore Pili)

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