domenica 14 ottobre 2012

COME SCEGLIERE LA TUA FISARMONICA DA CONCERTO

Anzitutto, diciamo subito che una fisarmonica "perfetta" non esiste. Io stesso, in tanti anni di attività, ho avuto  modo di suonare con le "ammiraglie" di quasi tutte le fabbriche (compresa la Monofonica, ideata, negli anni cinquanta, per rivoluzionare il modo di concepire le esecuzioni di musica classica, con voci ad una sola linguetta senza più le pelli ) e in ognuna ho trovato qualcosa che non mi soddisfava pienamente. Se esistesse la possibilità di assemblare le parti eccellenti di strumenti  diversi, allora, forse, si potrebbe avere la fisarmonica da concerto ideale. Vista, però, l'impossibilità di un tale tipo di soluzione, ritengo siano indispensabili  degli accorgimenti al fine di giungere ad una sintesi laddove sia più facile concentrarsi sui particolari dello strumento e fare la scelta migliore.
Quali sono, perciò, i criteri da adottare? Prima cosa, non acquistare mai una fisarmonica professionale a scatola chiusa, lasciandosi incantare da immagini corruscanti riprodotte su raffinati depliant o dalla facondia di abili rivenditori. Importante, poi, è provare il maggior numero possibile di strumenti, di marche diverse, concentrando l'attenzione sulle esigenze personali, sia che riguardino la sfera della sensibilità più prettamente artistica o quelle funzionali concernenti le potenzialità fisiche di ognuno.  Non si può prescindere, a  proposito delle caratteristiche fisiche,   da una attenta analisi della struttura ergonomica dello strumento,  soprattutto in riferimento alla cassa armonica dei bassi, non sempre agevole e confacente alle esigenze del fisarmonicista (la fisarmonica è certamente uno strumento per giovani, ma non dovrebbe essere vietata a chi giovanissimo non lo è più).  Fatto ciò, ci si concentri, con pignoleria certosina, sui particolari dello strumento prescelto, pignoleria, questa, che sarà tanto più accurata quanto più alto sarà il suo prezzo d'acquisto,  giacché, per ovvie ragioni, bisogna sbagliare il meno possibile. La fisarmonica in predicato,  poi,  è opportuno che si abbia la possibilità di suonarla  più volte, in momenti diversi, meglio ancora se in giorni differenti. In tale maniera, un po' alla volta, si scopre la vera bontà dello strumento e la compatibilità con la propria  sensibilità musicale e non.
Poichè si tratta di una fisarmonica da concerto, da usare prevalentemente in teatri o ambienti similari, una particolare attenzione va rivolta all'equilibrio fonico tra la tastiera cantabile e i bassi, da sempre vero tallone d'Achille del nostro strumento. Quest'analisi si porta appresso anche un'attenta verifica sulla tenuta del mantice, altra componente importantissima.Un buon mantice dovrebbe essere in grado di mantenere un flusso d'aria costante alle ancie, fino alla quasi totale sua chiusura. Questa verifica avrà maggior successo se effettuata eseguendo brani di stile polifonico, tipo, tanto per fare qualche cittazione, Preludio op. 31 di Adamo Volpi, Preludio e fuga di Felice Fugazza e simili (impossibile fare questo controllo con valzer, mazurche, polche, ecc., tanto è vero che oggi, chi si dedica a questo genere di musica, il cosiddetto liscio, i bassi addirittura non li suona più, preferendo un accompagnamento preconfezionato con comode ed efficaci basi ritmiche).
E' altresì importante suonare questi brani con posture diverse, posizionando il corpo in diversi modi rispetto allo strumento, onde scoprire  cosa succede, anche dal punto di vista fisico, nella posizione in cui il nostro sistema uditivo coglie l'equilibrio fonico migliore. E' necessario, poi, tener conto della percezione stereofonica del nostro orecchio nonchè della particolare postura del fisarmonicista rispetto al suo strumento, certamente non ottimale, come, ad esempio, lo è quella del pianista o del direttore d'orchestra, che hanno, dell'insieme sonoro, una panoramica totalmente diversa.
Col mantice che avvicina e allontana in continuazione la cassa armonica dei bassi, l'equilibrio fonico è messo a durissima prova e il disagio dell'orecchio è notevole, anche se, col tempo, un po' ci si abitua. Soffre di più, sicuramente, il fisarmonicista che ha studiato anche il pianoforte. Ovviamente, chi è deputato alla fruizione, vale a dire il pubblico, difficilmente coglie scompensi di questa natura.
Soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, queste problematiche sono state a lungo dibattute fra gli addetti ai lavori: fisarmonicisti, insegnanti e produttori. A tutt'oggi, però, ma questa è solo la mia personale opinione, poco o nulla è veramente cambiato rispetto ad allora. Sono venute meno le ricerche, sollecitate dai concertisti e dagli insegnanti,  soprattutto quelle riferite al miglioramento timbrico dei bassi e alla loro maggior continuità fonica con la tastiera cantabile, con la conseguenza che le fisarmoniche di oggi, belle e scintillanti dal punto di vista estetico, non sono migliori, nella sostanza, della mitica Super VI Scandalli o dell'altrettanto prestigiosa SS20 della Sonola degli anni cinquanta, anzi...

La mitica Super VI Scandalli degli anni cinquanta
Alcuni sono convinti, forse, di aver ovviato alle carenze di cui sopra con la realizzazione dei cosiddetti bassi sciolti, conquista, questa, in ogni caso importante, ma in realtà così non è; il problema resta, eccome!.
Altre componenti importanti da analizzare nella scelta della fisarmonica migliore, sono la silenziosità della meccanica (ne sa qualcosa chi, come il sottoscritto, ha suonato per tanti anni alla radio), l'immediatezza della risposta delle singole voci, i registri. Ecco, i registri. Spesso ci si lascia incantare dalla serqua infinita di questi elegantemente disposti nel traforo della fisarmonica, senza rendersi conto che, molto spesso, oltre la metà di questi sono inutili o comunque inefficaci nella loro funzione prevalente, che è quella di creare contrasto  timbrico: 6-8 registri al canto e 3-4 ai bassi, opportunamente postati, sono l'ideale per uno strumento da concerto. L'uso contenuto di questi, inoltre, evita le aperture e favorisce una maggior tenuta d'aria del mantice, con tutti i benefici che si possono avere nell'economia generale dello strumento.
(Salvatore Pili)


1 commento:

  1. ....bravo....mi piace la tua analisi da vero competente e prettamente obiettiva....mauro...

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