QUANDO CERTE INTERPRETAZIONI MUSICALI FANNO DISCUTERE.
L’amico Gabriele Camilletti esprime perplessità sulla mia
personale interpretazione del brano “FESTIVAL FANTASY” del maestro Adamo Volpi,
brano, questo, estrapolato dal CD “CONCERTO PER FISARMONICA SOLA” e, a seguito
di numerosissime richieste, pubblicato recentemente su YouTube.
Nell’insieme il CD contemplava 20 meravigliosi brani (altrettanti il suo “gemello” “Fisarmonica e Orchestra”), mentre l’intento era prevalentemente culturale. Tuttavia, “tra le righe”, vi era anche la volontà - ancorché fossi consapevole che il proposito era comunque utopistico - di sensibilizzare le fabbriche di fisarmoniche affinché intensificassero le ricerche sulla possibilità di migliorare la timbrica dello strumento al fine di renderlo maggiormente compatibile con le esigenze conservatoriali, istituzione che allora rifiutava categoricamente la fisarmonica proprio perché la “qualità” delle sue frequenze sonore erano, e purtroppo lo sono ancora, oltremodo “povere” e gli “armonici” conseguenti, oltre che numericamente ridotti, producevano “colori” piuttosto inadeguati e poco conciliabili con quelli cosiddetti classici (se già non lo ha fatto, si ponga anche lei la seguente domanda: “Perché la fisarmonica non fa parte degli organici strumentali delle orchestre sinfoniche e dei complessi cameristici, né, tanto meno, è ospitata nei teatri e nelle sale dove tali formazioni solitamente operano?”).
Da qui la necessità, sollecitata anche da illustri studiosi: Marcosignori, Fugazza, Boccosi, Volpi, Lanaro, Melocchi, Di Cesare e tanti altri, di un raffronto, anche in chiave scientifica, con altre “famiglie” strumentali, soprattutto con quella dei LEGNI: clarino, flauto, oboe, fagotto, dove gli accostamenti timbrici con la fisarmonica sono piuttosto interessanti.
Così anche le mie ricerche relative a quest’opera discografica che tutti, finora, hanno giudicato straordinaria.
Con sovrapposizioni e fusioni timbriche, tecniche, queste, particolarmente sviluppate nella versione CD “Fisarmonica e orchestra”, ottenute anche con l’ausilio di una magnifica fisarmonica elettronica, è stato possibile realizzare uno strumento nuovo, maggiormente rispondente al mio modo di essere musicista.
Certo non è stato facile, tutt’altro, ma i risultati raggiunti - che anche lei, ancorché con una interpretazione del tutto estranea alla realtà, paradossalmente convalida - confermano che la strada da me intrapresa era quella giusta (Mi viene spontaneo, a questo punto, porle un’altra interessante domanda: Quanto da me realizzato le è piaciuto oppure no?).
La mia ricerca, oltre che a non accontentarmi di suonare comunque ma di cercare la perfezione (ammiro molto, a tal proposito, il genio immenso di Glen Gould, che perseguiva tale intento con impegno talvolta addirittura maniacale) era quindi rivolta anche alla realizzazione di una fisarmonica ideale, capace di affrancarsi dalla considerazione villereccia che certe istituzioni musicali, a torto o a ragione, allora le attribuivano.
Avevo a disposizione tre fisarmoniche con caratteristiche timbriche differenti, due tradizionali da concerto, entrambe prive di effetto “musette”, che significa stonatura, e una, quella sopra citata, super elettronica.
Il brano in questione, insieme al più famoso Preludio op. 31, è, a mio avviso, tra i più belli che il maestro Volpi abbia composto per la fisarmonica, ma ha anche, a tratti, delle difficoltà tecniche piuttosto elevate, soprattutto nella prima, terza e quinta variazione.
Al contrario del “Preludio Op. 31”, che quasi sempre, insieme all’altro stupendo brano dello stesso autore, “Fileuse”, facevano parte dei programmi nei miei pubblici concerti, “Festival Fantasy”, invece, pur avendolo studiato per anni e avendone avuto un desiderio particolare per farlo, non l’ho mai proposto in tale contesto. Avevo, nei confronti di questo pezzo, un tale timore reverenziale che mi condizionava, ancorché la voglia di poter un giorno proporre alla moltitudine di amici sparsi nel mondo una mia personale “lettura” di quest’opera meravigliosa restasse quanto mai viva.
E’ stato possibile farlo soltanto in questo contesto discografico, nel mio modesto ma tuttavia fantastico studio di registrazione, dove le possibilità per affrontare difficoltà superiori sono certamente differenti. Lo sosteneva ancora Glen Gould, e io sono con lui: solo in questa sede è possibile estrapolare battute, frasi, periodi e ripeterli più volte, tante quanto necessario per il raggiungimento del risultato desiderato.
In un contesto discografico, poi, o comunque quando ci si espone a un giudizio generale, l’artista dev’essere oltremodo severo con sé stesso e particolarmente attento nel sapersi proporre al grande pubblico: se non si è certi di un’offerta di elevata eccellenza artistica, meglio non renderla oggettiva e “godersela”, da soli, nel salotto della propria dimora.
Per tutto questo, e per altro che la sede cui ci troviamo a disquisire non mi consente di esprimere, il suo perentorio invito “a correggere” non ha motivo di esistere e, ovviamente, non lo prendo minimamente in considerazione. Considero invece una sorta di complimento l’affermazione: “i suoni non sono reali”. E’ ciò desideravo ottenere per ovviare alle carenze di cui sopra.
Quanto da me realizzato in quest’opera discografica, infatti, ben s’identifica con l’intento di suggerire, sia pure con grande umiltà, nuove strade per consentire al nostro strumento di evitare l’ostracismo che certi ambienti musicali ultra conservatori allora le riservavano.
Non conosco e non ho capito (evidentemente sono un gran “testone”) il sistema da lei ipotizzato. Si pensi che anche per pubblicare un brano su Facebook o YouTube mi devo necessariamente rivolgere ad altri, soprattutto amici, come il maestro Rossano Puddu che, oltre al gran piacere di farmelo, ha, a tal fine, mezzi tecnici adeguati e collaboratori bravissimi.
Desidero anche sottolineare che ricerche di sì elevata complessità, tendenti ad esaltare viepiù le potenzialità del proprio strumento (non solo della fisarmonica) non sono prerogativa esclusiva di Salvatore Pili. Se si volge lo sguardo appena più in alto, infatti, oltre a cogliere un orizzonte più ampio, ci si accorge anche che una moltitudine di studiosi della grande musica nel mondo è impegnata in ricerche di questo e di altro tipo; ma è ciò che avviene in tutte le altre arti, nelle scienze e nell’intero umano scibile.
Detto questo, la nostra cara e bella fisarmonica resterà quella che è sempre stata, con i suoi pregi e i suoi difetti, come del resto tutti gli altri strumenti musicali esistenti. Questo, però - sia ben chiaro - non impedirà a singoli studiosi di coltivarla e venerarla in virtù di particolari attitudini culturali derivanti da studi ed esperienze acquisite nel tempo e talvolta, perché no? anche congenite.
Concludo informandola che la voglia di conoscerla mi ha indotto a cercarla sulle piattaforme internet, soprattutto YouTube, dove ho trovato documenti musicali a nome GABRIELE CAMILLETTI registrati presso il Museo internazionale della fisarmonica di Castelfidardo. E’ LEI?
Ho ascoltato con particolare attenzione le esecuzioni e, piacevolmente, ne ho preso atto. Se le immagini sono attuali, lei è anche molto giovane, preposto perciò per dare alla fisarmonica un contributo certamente maggiore. Mi permetto, a tal fine, di darle un amicale consiglio, con la totale libertà da parte sua di accoglierlo oppure no: Coltivi la curiosità e favorisca spesso il confronto (mi creda, ascoltando artisti più bravi di noi s’impara moltissimo) e non si stanchi mai di studiare e di cercare la perfezione, soprattutto quella tecnica, da cui dipende poi tutti il resto. Poco importa se un giorno potrà esserci qualcuno che non la capisce e fa errate supposizioni su quanto lei produce.
Un caro saluto. (Salvatore Pili)