giovedì 25 aprile 2019

La Sardegna nella grande musica


CON UNA NUOVA FISORCHESTRA RITMO SINFONICA
Salvatore Pili interpreta Ennio Porrino e se stesso.

E’ noto che i contrasti, in musica, rappresentano un qualcosa di straordinariamente gradevole e interessante, sotto molteplici aspetti. Possono essere di diverse specie, i contrasti musicali: ritmici, armonici, melodici, coloristici, compositivi, interpretativi e altro ancora.
Nel programma del nuovo disco che il maestro Pili si accinge a proporre, quello dedicato alla nostra Isola e alla sua musica, in particolare quella concernente la cultura strumentale, i rilievi sono pressoché su tutto, e non poteva essere altrimenti giacché il contenuto è imperniato su due opere particolari - NURAGHI di Ennio Porrino e SARDINIA SINPHONY di Salvatore Pili - accomunate soltanto da uno sconfinato amore che i rispettivi autori hanno per la loro terra d’origine: la Sardegna.
Le due composizioni proposte, infatti, esplorano, con tecniche differenti, due momenti completamente diversi riguardanti il vissuto delle genti di Sardegna.
Il Maestro Porrino, il più eccelso compositore sardo di tutti i tempi, attraverso una dimensione intellettuale di grande sublimazione, esamina un periodo oltremodo arcaico, quello nuragico, appunto. “I nuraghi di Sardegna - scrive lo stesso Porrino – sono costruzioni megalitiche, di aspetto solenne, dell’epoca del bronzo, la cui storia è ancora avvolta nel mistero. Gli abitatori di questi nuraghi svolgevano danze propiziatrici, invocando le forze occulte e primigenie della Natura. I tre brani sinfonici, indicati sotto il titolo unico NURAGHI, intendono appunto rievocare il ritmo e lo spirito di queste antiche danze primitive: Danza della Terra, Danza dell’Acqua, Danza del Fuoco”.
In Sardegna sono numerose le strutture nuragiche ancora presenti e ben conservate.




Salvatore Pili, invece, compie un excursus musicale su un passato prossimo, quasi si trattasse di una sorta di amarcord riferito a se stesso.
Memore delle emozioni provate quando, da ragazzo, era spesso protagonista, con la sua fisarmonica, nelle feste patronali dei più disparati paesi della Sardegna, ha, con l’opera Sardinia Simphony, voluto rievocare sensazioni emotive allora intensamente vissute. Emozioni, queste, tradotte in musica in forma di balletto, a significare quanto i sardi di quel periodo, ed egli stesso, nonostante le avverse vicissitudini, al tempo probabilmente più diffuse del contemporaneo, amassero la gioia della vita e, attorno al rispettivo Santo Patrono, socializzassero e fraternizzassero con un’intensità tale da soffrirne oggi, se non proprio la mancanza, certamente una partecipazione più generica. 

I contrasti tra le due opere proposte sono perciò notevoli ed evidenti, ma è proprio per questo che, plausibilmente, mai prima un lavoro discografico dedicato alla cultura musicale sarda è stato così  armonico e accurato. Un connubio singolare, quindi, senz'altro da non perdere. 
ASCOLTARE PER CREDERE!  (...o non credere, perché no?)