giovedì 7 settembre 2017

Gli "Anziani" e la Patente di Guida.

I diversamente giovani:
GLI ANZIANI
"C'è qualcosa di più triste che invecchiare: rimanere bambini" (Nella testa).  Cesare Pavese 



Non saranno in pochi ad averlo notato e, come il sottoscritto, anche fermamente disapprovato.
Quando capita, e purtroppo succede, che qualche anziano è coinvolto in un incidente stradale mentre è alla guida della propria utilitaria, c’è sempre  qualcuno  - solitamente "personaggi" che non sanno che fare del proprio tempo e non sono consapevoli di invadere quello degli altri  - più per bearsi nel sentir pronunciare il proprio nome dallo speaker del telegiornale della sera che per logica razionalità, che sentenzia: Bisogna fare una legge che vieti la patente di guida ai “vecchi” perché rappresentano un pericolo pubblico per sé e per gli altri.

A parte il fatto che gli episodi di anomalie stradali riguardanti questa categoria di persone, soprattutto quando coinvolti in situazioni angosciose, credo sia in numero nettamente inferiore rispetto al quadro generale (chi ne sa di più m’illumini), vorrei suggerire a questi “signori” in cerca di  notorietà, peraltro effimera e poco onorevole, di meditare un po’ di più sulle potenzialità delle persone anziane (che chiamerei "diversamente giovani") . Queste, infatti, non solo hanno già dato tanto alla vita sociale e culturale del Paese, ma molto hanno ancora da offrire.
Desidero supportare quanto sopra, proponendo all’attenzione di tutti un aneddoto, o meglio, un'espressione metaforica, tanto bella quanto indicativa, estrapolata da un’analisi, ampia e capillare, che la professoressa Iolanda Cesare ha fatto a proposito di “terza età” e pubblicata nelle pagine di un’autorevole rivista specializzata.

RIFLESSIONI SUI NONNI: “Enea, il leggendario eroe troiano, durante l’incendio della propria città di Troia, fugge con alcuni superstiti verso l’Italia, portandosi sulle spalle il vecchio padre Anchise e stringendo tra le mani quelle del figlioletto Ascanio: nel ponte delle generazioni Anchise è il padre, la tradizione che viene salvata per passare nelle mani di Ascanio, il futuro, attraverso il presente, Enea”.

Degne di attenzione sono anche le significative parole di Cicerone quando, per bocca di Scipione, rivolgendosi a Marco Catone, dice:

“Assai spesso, Marco Catone, sono solito ammirare, insieme al nostro Caio Lelio, sia la tua eccellente e perfetta sapienza su tutte le questioni, sia specialmente il fatto, di cui ho avuto netta sensazione, che mai ti sia di peso la vecchiaia… (mentre per altri “vecchi”, aggiunge, è addirittura odiosa)”.  


Ancora più attuale e rappresentativo è un pensiero sugli anziani espresso dal compianto professor Sergio Muntoni, un medico illustre, che ha dedicato tutta “Una vita contro le malattie”. L’ha raccolto il dottor Gianni Filippini nel suo bellissimo libro PROFILI DI SARDI SPECIALI  pubblicato per i tipi della collana “La biblioteca dell’identità” a cura del quotidiano L’UNIONE SARDA. 
Il tema della prevenzione – scrive il noto giornalista introducendo il pensiero del professor Muntoni – lo appassionava anche come cittadino:

“L’anziano, il vecchio che sta bene – spiega il professor Muntoni – è una risorsa sociale, è un patrimonio prezioso per una comunità. Ha competenze da insegnare, esperienze da raccontare e trasmettere. E’ ricco di buon senso, anzi di quella saggezza che manca – di solito per ovvie ragioni – a chi è impegnato a inventarsi un futuro e non sa o non può trarre insegnamenti dal passato. L’anziano, il vecchio non fa il maestro, ma di fatto lo è.”
Le testimonianze sopra riportate, sia pure espresse da menti sapienti, non esimono in ogni caso le persone avanti in età da disagi e coercizioni di vario genere comunque esistenti.
Il rinnovo del documento di guida, ad esempio, prassi dove una perniciosità burocratica sembra regnare sovrana, ha tutta la parvenza di essere foriero di nuovi impicci piuttosto che mirato a lenirne alcuni dei troppi già presenti.